Singer Israel Joshua - 1938 - Una primavera tardiva. Tutti i racconti by Singer Israel Joshua

Singer Israel Joshua - 1938 - Una primavera tardiva. Tutti i racconti by Singer Israel Joshua

autore:Singer Israel Joshua [Singer Israel Joshua]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Fiction, Classics, Short Stories (single author)
ISBN: 9788833927145
Google: -UrasgEACAAJ
editore: Bollati Boringhieri
pubblicato: 2015-02-14T23:00:00+00:00


11

Di primo mattino, quando il sole comincia a fare capolino sopra le colline e gli uccelli si schizzano la sabbia sul corpo, Reb Jonah e sua nipote, Mashka, sono già in piedi e in piena attività.

Reb Jonah scalpiccia a piedi nudi da una casupola all’altra e batte sui vetri delle finestre con le lunghe unghie dure per chiamare i giovani allievi a lezione. Si accompagna con una melodia che è un misto di un’antica canzone popolare russa e la tradizionale salmodia ebraica di un sagrestano che sveglia gli ebrei per le preghiere del mattino.

«Alzatevi, piccoli miei» canta Reb Jonah, «perché se non lo fate vi aspetta la cinghia».

Mashka è in piedi sulla porta della loro casupola, con una mano sul fianco e l’altra ad arco al di sopra degli occhi. Fissa le distese di sabbia come se le vedesse adesso per la prima volta. Alza la testa e guarda i travicelli coperti d’argilla, sui quali ci sono parecchi nidi. Minuscole rondini ci danzano dentro, mostrando non il becco ma la piccola rigida coda colorata.

Presto i ragazzi saranno qui, perché la casupola adesso è il cheder del villaggio. Mashka dà un’altra occhiata alla stanza pulita, e lustra ancora una volta le due panche di legno sulle quali i giovani si dovranno sedere.

Quando Reb Jonah ha radunato tutti gli allievi, li sistema in file. In una mano ha la cinghia, che si è tolto e usa sia come bacchetta che come frusta. Con l’altra mano si tiene su i pantaloni, che altrimenti gli cadrebbero a terra. Cammina lungo le file e controlla che i ragazzi stiano bene attenti, con i piedi uniti, le spalle all’indietro, il corpo leggermente reclinato in avanti. Quando è abbastanza soddisfatto del loro portamento, tira fuori le frange del suo indumento rituale e pronuncia un solo deciso: «Ascolta, o Israele» e impartisce l’ordine: «In fila per uno, avanti, marsch! Ogni ragazzo deve baciare le frange, marsch!»

Il vecchio non sempre insegna dentro il cheder. Quando la mattinata è mite e senza vento preferisce far sistemare i ragazzi intorno a sé fuori, mentre lui è seduto su una pietra e tiene aperto su un ginocchio un vecchio libro di preghiere tutto rovinato. Indica le grandi lettere con la cannuccia di una scopa e comincia a salmodiare.

«Abrashka, un tavolinetto quadrato con una zampa mozzata, questa è la lettera he».

«Moshka, una scatola chiusa con un lato che sporge, questa è la lettera samech».

Nessuno degli adulti si trova a Podgurna in questi giorni. Gli uomini sono via per le strade, a condurre gli armenti da un villaggio all’altro e dai mercati al mattatoio della guarnigione. Se ne vanno in giro in grandi nuvole di polvere sotto il cielo caldo dell’estate. I buoi abbassano la testa spruzzando la polvere in giro con le corna. Ogni tanto un bue castrato ricorda i giorni della sua forza virile e si scaglia con una furia ingiusta contro un altro bue. Allora i mandriani urlano così forte che le loro voci si riescono a sentire a distanza di chilometri: «Ehi, Abrashka, ehi, dagli una botta in testa, a quel vecchio sciupafemmine.



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